di Corinna Pindaro

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta sul palco del Festival dell’Economia di Trento. Intervistata da Maria Latella alla prima domanda, sull’emergenza in Emilia-Romagna -ed effettivamente non poteva essere altrimenti- la premier ha risposto senza troppi giri di parole. “È ancora impossibile quantificare i danni, il governo ha fatto uno sforzo immane e per questo voglio ringraziare i ministri. L’Emilia-Romagna è una locomotiva per l’Italia e, se si ferma l’Emilia-Romagna, si ferma l’Italia”, ha detto Meloni.

La presidente del Consiglio ha proseguito raccontando del suo incontro con i cittadini affermando di aver “trovato un popolo che era lì a spalare fango ed era con l’orgoglio negli occhi. In quindici giorni è piovuta metà della pioggia di un anno”. E per quanto riguarda gli aiuti Meloni ha sottolineato: “l’importanza del ruolo dell’Ue nell’aiutarci. Attiveremo il fondo di solidarietà, che purtroppo abbiamo attivato altre volte. Da ciò deriva l’importanza dei “fondi di coesione e del Pnrr, che riguardano soprattutto la messa in sicurezza del territorio”.

A seguire nel corso dell’intervista sono stati toccati i temi dei rapporti con la Francia e del Piano Mattei per l’Africa, in particolare se questo progetto incontri o no il favore francese. “Con Macron, come sempre, c’è stato un incontro basato sulla concretezza. Italia e Francia hanno rapporti secolari. Se poi diversi governi, di estrazione politica diversa dalla nostra, ci criticano, non vuol dire che andiamo male; vuol dire che andiamo bene” ha risposto Meloni aggiungendo, “le polemiche arrivano da qui, per problemi di dialettica interna”. Ma i rapporti tra Stati non vengono danneggiati da questi scontri, per la premier. Con il capo dell’Eliseo “abbiamo parlato di flussi migratori, di Tunisia, di come usare risorse concrete per l’immigrazione”. Quello che prospetta Giorgia Meloni, e che ha cercato di portare in Europa, è un “cambio del paradigma, non la gestione dei confini interni dell’Ue, quelli tra gli Stati, ma di quelli esterni”. Ne deriva che, “se vogliamo trovare una soluzione strutturale, non possiamo prescindere dal rapporto con l’Africa”.

L’intervista si è poi concentrata su temi più prettamente economici. In primo luogo è stato affrontato il tema del taglio al cuneo fiscale. “La tassazione sul lavoro è per noi una priorità: 6 punti fino a 35mila euro di reddito, 7 punti fino a 25mila. L’impatto per i lavoratori è per forza di cose importante, in un periodo di inflazione galoppante. Non è tutto: bisogna rendere questi provvedimenti strutturali. Il primo cambio nell’approccio si è visto con le accise sui carburanti: in Legge di bilancio, avevo risorse limitate. Se avessi dovuto fare quello che chiedevano le opposizioni, non avremmo avuto i soldi. Trovo più utile tagliare il cuneo contributivo piuttosto che approvare il salario minimo legale”.

Altro tema, la riforma fiscale. Meloni sul punto ha ricordato che la riforma mira a  “semplificare il sistema e gli adempimenti delle procedure. Non risolviamo nessun problema se non partiamo da un diverso rapporto tra lo Stato e il cittadino. È la cosa più strategica. In Italia si dice ‘Fatta la legge, trovato l’inganno’. La percezione è di uno Stato avversario dei cittadini, ti do una mano in quello che serve, ti semplifico la vita, poi però sono molto rigida se, nonostante questo segnale, non ti comporti bene”.

A proposito del grande sommerso e dei capitali che sfuggono alla tassazione la premier ha annunciato l’assunzione di 3900 nuovi funzionari dell’Agenzia delle Entrate, “che hanno fatto un lavoro straordinario” oltre che l’introduzione di una norma che regolamenti le “aziende apri-chiudi”.

Non poteva non essere affrontato il tema del presidenzialismo. Sul punto Meloni ha sottolineato che si tratta di una proposta di Fdi.  “Siamo lì per realizzare ciò che i cittadini ci hanno chiesto di realizzare con il voto. Lo facciamo con strumenti diversi, che hanno tempi diversi. L’autonomia differenziata rafforzerà la coesione nazionale, puntiamo in primis ai livelli essenziali di prestazione. Se ho una Regione virtuosa, prendo in considerazione l’idea di darle altre competenze. È una forma di responsabilizzazione delle Regioni. Chi è contrario è lo stesso che non è riuscito a spendere miliardi di euro di fondi europei”.

A me, ha aggiunto ancora Giorgia Meloni, stanno a cuore due cose, i due punti del presidenzialismo: la stabilità dei governi e delle legislature e il rispetto dei voto dei cittadini, perché la sovranità appartiene al popolo. Non è una riforma secondaria, è la cosa più importante che si può lasciare al futuro”.

Per chiudere l’intervista due domande più personali, la prima riguardante la mano nella mano con Biden al G7 ad Hiroshima che la premier rivendica come un “gesto normale” simbolo che “l’Italia non è stata isolata a livello internazionale”. La seconda è stata “C’è qualcosa su cui non si sente perfetta?” e qui Meloni ha chiuso affermando che “la perfezione è una prerogativa di nostro signore. Io sono diventata secchiona perchè ero insicura, ma anche orgogliosa”.

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