La presidente della Commissione europea ha spiegato che non solo il piano di pace proposto dalla Cina è inaccettabile, in quanto consolida le annessioni russe, ma ha sottolineato come dalla visita di Xi a Putin sia emerso che la Cina intende sfruttare a suo vantaggio l’indebolimento russo
di Mario Tosetti
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso le sue considerazioni in merito al piano di pace proposto dalla Cina per la guerra in Ucraina. “Siamo preoccupati da ciò che sta dietro al ritorno della Cina sulla scena globale. In qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza, la Cina ha la responsabilità di salvaguardare i principi e i valori che sono alla base della Carta Onu. E ha la responsabilità di svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere una pace giusta. Ma questa pace può essere giusta solo se si basa sulla difesa della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Qualsiasi piano di pace che consolidi di fatto le annessioni russe non è semplicemente un piano praticabile”, ha spiegato von der Leyen intervenendo ad a un’iniziativa dello European Policy Centre, un think tank con sede a Bruxelles.
La presidente della Commissione europea si è poi soffermata sull’amicizia che lega Putin e Xi Jinping, che non è stata in alcun modo compromessa dall’invasione russa, ma al contempo ha evidenziato che la Cina potrebbe sfruttare a suo vantaggio il momentaneo indebolimento della Russia. “Lungi dall’essere scoraggiato dall’atroce e illegale invasione dell’Ucraina – ha spiegato – il presidente Xi mantiene la sua amicizia senza limiti con la Russia di Putin. Ma c’è stato un cambiamento di dinamica nelle relazioni tra Cina e Russia. Dalla visita è emerso chiaramente che la Cina vede nella debolezza di Putin un modo per aumentare la propria influenza sulla Russia. Ed è chiaro che l’equilibrio di potere in questo rapporto, che per la maggior parte del secolo scorso ha favorito la Russia, si è ora invertito”.
A conferma delle possibili reali intenzioni del presidente cinese e delle conseguenze delle possibili conseguenze si tenga presente che “le dimostrazioni di forza militare nel mar Cinese meridionale, nel mar Cinese orientale e al confine con l’India, colpiscono direttamente i nostri partner e i loro legittimi interessi. Sottolineiamo inoltre l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan. Qualsiasi indebolimento della stabilità regionale in Asia, la regione a più rapida crescita del mondo, si ripercuote sulla sicurezza globale, sul libero flusso del commercio e sulla sicurezza dei paesi in via di sviluppo”, ha sottolineato von der Leyen.
In ogni caso la presidente dell’esecutivo europeo ha ricordato che il modo in cui la Cina rispetterà gli obblighi internazionali in materia di diritti umani sarà il discrimine fondamentale per una possibile cooperazione. Il rapporto tra l’Europa e la Cina è “uno dei più intricati e importanti al mondo. Il modo in cui lo gestiamo sarà un fattore determinante per la nostra futura prosperità economica e per la sicurezza nazionale. Il raggio d’azione della Cina si estende a tutti i continenti e alle istituzioni globali, e le sue ambizioni sono ancora più grandi. Attraverso la Belt and Road Initiative, è il maggior finanziatore dei Paesi in via di sviluppo. Il suo potere economico, industriale e militare mette in discussione l’idea che la Cina sia ancora un paese in via di sviluppo. Xi vuole essenzialmente che la Cina diventi la nazione più potente del mondo”, ha detto von der Leyen che ha aggiunto, “Non credo che sia percorribile, né nell’interesse dell’Europa, sganciarsi dalla Cina”, ma bisogna aspettarsi “una chiara spinta a rendere la Cina meno dipendente dal mondo e il mondo più dipendente dalla Cina”, in particolare rispetto a “materie prime critiche”, per le quali “dipendiamo da un unico fornitore, la Cina, per il 98% delle nostre forniture di terre rare, il 93% del magnesio e il 97% del litio. La nostra domanda di questi materiali salirà alle stelle con l’accelerazione della transizione digitale e verde. Si prevede che le batterie che alimentano i nostri veicoli elettrici faranno aumentare la domanda di litio di 17 volte entro il 2050. Per questo motivo abbiamo presentato una legge sulle materie prime critiche per contribuire a diversificare e garantire l’approvvigionamento. E dobbiamo pensare a questo aspetto in tutto il nostro mercato unico per rafforzare la nostra resilienza in campo cibernetico e marittimo, spaziale e digitale, della difesa e dell’innovazione”.
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