Il nuovo anno giudiziario, il primo sotto la guida del Guardasigilli Carlo Nordio e del governo Meloni, si apre con grande preoccupazione. Riforme urgenti, sovraffollamento nelle carceri, carenza di risorse e di personale, così come l’aumento dei reati sono i temi principali
di Corinna Pindaro
I rappresentanti del sistema giudiziario italiano lo affermano a chiare lettere: occorrono riforme significative, instaurare condizioni migliori nelle carceri e impiegare maggiori risorse per la gestione dei casi di reato. Il procuratore Nicola Gratteri, da Napoli, invita a evitare soluzioni rapide e superficiali, mentre Giuseppe Ondei, presidente della Corte d’Appello di Milano, sottolinea l’importanza di non penalizzare i giudici che applicano la legge. E quindi quelli che hanno dato i domiciliari al russo Uss messi invece sotto inchiesta disciplinare dal Guardasigilli Carlo Nordio.
“Ci troviamo sull’orlo della paralisi” avverte Alessandro Nencini, Presidente della Corte d’Appello di Firenze, attirando l’attenzione sulla drastica mancanza di personale. “Faremo di tutto per coprire con il volontariato ciò che le istituzioni non mettono a disposizione. Ma si tratta di una resistenza che non so fino a che punto possa andare avanti“, ha detto Nenci mentre da Palermo il presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca ha commentato la soppressione del reato di abuso d’ufficio. “La paura della firma è un falso problema. la verità è che si temono i controlli, mentre il buon andamento della pubblica amministrazione si raggiunge non con l’impunità, ma con la trasparenza e la professionalità“, ha affermato Frasca.
Il bilancio dell’anno 2023 mostra un quadro preoccupante: incremento dei crimini, in particolare quelli violenti e contro le donne; scarsità di personale, sia giudici che amministrativo, nelle strutture giudiziarie; disorganizzazione nelle carceri con un tasso di sovraffollamento che arriva al 131,8% nel distretto di Milano. Inoltre, problemi legati all’immigrazione rimangono irrisolti.
Allo stesso tempo, guardando avanti, il ministro Nordio sta lavorando su come rispettare le promesse fatte a Bruxelles riguardanti la riduzione dell’arretrato nei processi penali e civili. “Un processo lento è un’ingiustizia” afferma, sottolineando l’importanza di rendere il sistema giudiziario più efficiente. Nordio, promette un aumento nel numero di magistrati e condizioni più adeguate per le toghe onorarie.
La questione del femminicidio è sul tavolo, con Nordio che insiste sulla necessità di un cambiamento di mentalità che possa influenzare significativamente la situazione. Infine, quanto al sovraffollamento carcerario e alla cattiva gestione delle strutture di detenzione, Nordio le definisce “una ferita che deve essere affrontata” e assicura che il governo si sta impegnando per risolvere la questione.
Al CSM, dinanzi al Guardasigilli, il consigliere togato indipendente Roberto Fontana si oppone a un’interpretazione restrittiva delle funzioni del Consiglio espressa dal vicepresidente Fabio Pinelli sostenendo che il Consiglio lavora non solo per accelerare le nomine, ma anche per formulare opinioni sulle normative, elemento ritenuto fondamentale per la sua funzione. Pinelli invece, da Firenze, insiste sul concetto che l’organo debba agire come un’amministrazione di alto livello, sostenendo che ciò non minerebbe l’autorità del Consiglio.
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