Il presidente dell’Anm a fronte delle note anonime ricevute da palazzo Chigi ha tenuto un lungo intervento di fronte al suo comitato direttivo centrale in cui ha sottolineato che l’accusa di interferenze o di essere schierati politicamente è gravissima. Al centro della vicenda le inchieste in cui sono coinvolti Delmastro e Santanchè
di Emilia Morelli
“La magistratura come istituzione nell’esercizio sue funzioni viene accusata di interferenza. È un attacco pesantissimo, insidioso, soprattutto perché anonimo. Pensavo che sarebbe arrivata una smentita, invece dopo la prima nota di palazzo Chigi il giorno dopo ne arrivano due dal ministero della Giustizia che intervengono sui fatti che avevano fornito l’occasione alla nota di agenzia del giorno prima”, queste le parole di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, di fronte al Comitato direttivo centrale a fronte degli attacchi di palazzo Chigi.
“Non meglio precisate fonti governative ci accusano di essere schierati politicamente. È un’accusa gravissima, che colpisce al cuore la magistratura, perché un magistrato fazioso, che si schiera politicamente, non è un magistrato. È una critica pesantissima che respingiamo”, ha precisato Santalucia e il riferimento è certamente ai casi che vedono la politica al centro di inchieste giudiziarie: quello di Santanchè e di Delmastro.
“Non credo che il ministero della Giustizia debba manifestare sconcerto, ma avendo in mano i poteri ispettivi può attivarsi chiedendo una relazione agli uffici, ma di certo deve evitare che lo sconcerto diventi pubblico e collettivo, indaghi le responsabilità del singolo e proceda”, in questo modo il presidente dell’Anm si è rivolto direttamente al ministro Nordio. L’invito, per nulla velato, è quello di procedere per le vie istituzionali e non tramite attacchi con note anonime.
Il discorso di Santalucia dai toni netti ma pacati ribadisce la sua contrarietà al modo di agire del governo, attraverso note anonime. “Qui si consegna all’opinione pubblica l’idea che un magistrato ha esercitato in modo anomalo il suo portere-dovere che invece rappresenta un presidio e una garanzia di uguaglianza che sta alla base dell’obbligatorietà dell’azione penale. Perché un pm che pretende di non essere smentito dal giudice è fuori dalla Costituzione”, ha precisato Santalucia riferendosi evidentemente al caso che vede coinvolto Andrea Del Mastro per il quale la procura aveva chiesto l’archiviazione mentre il Gip di Roma, Emanuela Attura, ha firmato la richiesta a procedere.
Santalucia ha poi precisato che di fronte a tutto questo “l’Anm non può tacere”, apparendo quasi stupito se “anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano -che è un magistrato- dalle colonne del quotidiano Avvenire, parla di interferenze del giudiziario nell’attività politica, e non c’è traccia di una reazione istituzionale, il silenzio sarebbe un impacciato mutismo di chi non sa reagisce a una politica muscolare di fronte a un organi di garanzia, più debole perché non basato sul consenso. Noi dobbiamo difendere la Costituzione”.
“Come si può pensare che un organo di garanzia come la magistratura non sia garantista? Noi non vogliamo entrare nella polemica, noi non vogliamo alimentare lo scontro, ma solo discutere su come migliorare la giustizia”, ha continuato il presidente dell’Anm. Santalucia si è poi detto contrario alla separazione delle carriere. “Il sospetto è che le riforme costituzionali vengano sbandierate non come miglioramento del sistema, ma come punizione della magistratura, ma io dico con rispetto e umiltà che non si può andare a una riforma costituzionale in questo modo, non è il modo giusto per affrontare una discussione, meno che mai sulle riforme costituzionali”, ha evidenziato.
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